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Endurance, ennesima atroce morte di un cavallo
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24/02/2015
(24 febbraio 2015)
L’Italian Horse Protection, pur confermando di non sostenere né promuovere in alcun modo la pratica degli sport equestri, ritiene urgente che le Federazioni prendano provvedimenti per evitare altre vittime. Non è più tollerabile assistere a spettacoli agghiaccianti come quello di Al Reef senza che le autorità preposte muovano un dito.
Riportiamo integralmente il testo della lettera inviata in data odierna alla FEI e alla FISE.
Al Segretario Generale della Federazione Equestre Internazionale, Dott. Ingmar Devos
Al Commissario Straordinario della FISE, Avv. Gianfranco Ravá
Al Comitato Olimpico Internazionale
Al Presidente del CONI, Dottor Giovanni Malagó
Oggetto: urgenti interventi sulla disciplina Endurance
Spett. le Federazione Equestre Internazionale,
Scriviamo con riferimento ai numerosi ed incresciosi accadimenti degli ultimi mesi che hanno avuto i cavalli come vittime nell’ambito di competizioni di endurance.
L’ultimo in ordine di tempo, sconvolgente, è successo ad Abu Dhabi, dove il cavallo
Splitters Creek Bundy, con entrambi gli anteriori spezzati
, è rimasto agonizzante per oltre 20 minuti prima dell’arrivo dei veterinari.
Alla luce dei numerosi altri episodi precedenti a questo (tra i quali ricordiamo, solo per citare i più gravi, le morti di
Django De Vere
in Sardegna a settembre 2013, di un cavallo durante l’Italian Endurance Festival a luglio 2014, di
Dorado
in Normandia ad agosto 2014)
chiediamo alla FEI di rivedere la normativa
in vigore nelle gare di Endurance FEI o gestite dalle singole federazioni: in particolare chiediamo di abbassare i ritmi, di migliorare le metodologie di controllo, di aumentare i controlli anche al termine delle gare, di fissare un tempo limite di intervento dei veterinari di servizio che devono essere in un numero maggiore, perché troppo spesso arrivano in ritardo sul luogo dell’incidente a causa delle distanze notevoli. Chiediamo inoltre, sin da subito, di attivarsi per un maggiore rispetto delle normative già in vigore, in attesa dei necessari miglioramenti di cui sopra.
Con l’intento di incentivare tutti i comitati organizzatori a imporre delle regole chiare a tutela dei cavalli, chiediamo anche di
impedire la partecipazione alle competizioni FEI a quei cavalieri che partecipino alle gare locali o nazionali
come quella in cui ha perso la vita Splitters Creek Bundy, sia perché notoriamente in queste gare i cavalli vengono spinti verso limiti fisici insostenibili (per quanto riguarda le percorrenze e per i ritmi tenuti in gara), sia perché essendo gare non ufficiali - ossia svolte non sotto l’egida degli enti sportivi ufficiali preposti - non garantiscono il rispetto di regolamenti, controlli e livelli di sicurezza.
Alla FISE chiediamo una forte presa di posizione
come già fatto dalla federazione britannica e da quella americana che - secondo quanto riportato dagli organi di stampa – starebbe valutando la possibilità di vietare ai propri membri la partecipazione a manifestazioni sportive non-FEI appartenenti al gruppo VII, ovvero al Medio Oriente.
Confidando in una urgente risposta, porgiamo cordiali saluti.
Sonny Richichi – Presidente IHP
foto di:
Horse & Hound
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