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Approfondimento sulla carne di cavallo proveniente dall’America e venduta in Europa.
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Negli USA non esiste una differenza tra equidi DPA ed equidi non-DPA come abbiamo in Europa, ma sono semplicemente
non considerati parte della filiera alimentare
.
D’altra parte la carne dei cavalli che vengono ogni anno macellati, prima in USA, poi in Canada e Messico ed ora forse di nuovo negli USA, viene esportata principalmente in Europa. Francia, Belgio, Italia e Germania sono i Paesi che ne consumano la maggior quantità. Ogni cavallo, dunque, non essendo parte della filiera alimentare
può ricevere qualsiasi trattamento farmacologico il veterinario (o il proprietario!) ritenga necessario
, purchè genericamente ammesso dalla legge, senza alcun bisogno di formalità.
L’Unione Europea, così giustamente severa (per noi non abbastanza) con i propri allevatori a cui richiede una completa tracciabilità di tutti i farmaci che sono stati somministrati agli animali diretti ai macelli per tutela della salute del consumatore, accetta per i cavalli provenienti da Canada e Messico
una autodichiarazione del proprietario del cavallo che non sono stati utilizzati farmaci non permessi in Europa e che riguardo a quelli permessi sono stati osservati i tempi di sospensione prima della macellazione.
Il documento dovrebbe poi contenere tutte le informazioni necessarie per la corretta identificazione dell’equino.
Volontari della Equine Welfare Alliance, un’alleanza di organizzazioni animaliste e protezioniste americane con affiliati in 18 paesi, tra cui l’Italia con IHP, sono andati a New Holland, in Pennsylvania (USA) a un mercato di cavalli destinati ai macelli canadesi per vedere come erano queste autocertificazioni. I volontari hanno fotografato tutte le dichiarazioni che sono riusciti ad avere in mano per qualche secondo:
sono tutte certificazioni firmate in bianco, poi si “appiccicano” a qualsiasi cavallo.
Addirittura due sono fogli bianchi: uno con solo una firma ed un altro con il nome e l’indirizzo del venditore, un commento su come sia forte il suo cavallo e la dicitura “nessun farmaco”.
In ogni caso, anche se fossero compilati perfettamente:
chi garantisce che il venditore dica la verità?
La Equine Welfare Alliance ha immediatamente inviato le foto all’Autorità competente della UE ma non ha ricevuto alcuna risposta costruttiva.
Guarda le foto dei certificati.
Stando così le cose, alcuni ricercatori universitari (Nicholas Dodman della Tufts University, Cummings School of Veterinary Medicine, Massachussets; Nicolas Blondeau della Università di Nizza “Sophia Antipolis”, Istituto di Farmacologia Molecolare e Cellulare, Francia e Ann M. Marini della Università di Bethesda, Dipartimento di Neurologia, Maryland) hanno voluto provare a incrociare i dati dell’animale avviato al macello con le banche dati degli ippodromi dove i cavalli potevano aver eventualmente corso; ai fini anti-doping in quelle banche dati sono registrati anche i trattamenti con il fenilbutazone, un anti-infiammatorio non-steroideo di uso comune nei cavalli (nome commerciale: Bute) ma in Europa non somministrabile ad equidi destinati alla produzione di carne.
Attraverso una procedura abbastanza complessa i ricercatori sono riusciti a trovare i dati di gara di 16 cavalli su 50 presi in esame. Il risultato della ricerca è che
tutti i cavalli di cui sono stati trovati i dati erano stati trattati con Bute, alcuni anche solo una settimana prima della macellazione.
Non solo, i dati trovati sono quelli delle corse. Ma
tutti i trattamenti fatti non in prossimità di una corsa non vengono annotati.
I cavalli macellati ed esportati in Europa, dunque, hanno grossa probabilità di avere tracce di prodotti proibiti nelle loro carni, e non solo fenilbutazone.
Leggi il testo integrale della pubblicazione (Dodman, N., et al. Association of phenylbutazone usage with horses bought for slaughter: A public health risk. Food Chem. Toxicol. (2010), (doi:10.1016/j.fct.2010.02.021)
Letta la ricerca siamo andati a scavare ancora di più e abbiamo trovato un’impressionante lista di farmaci ed ormoni, normalmente utilizzati per i cavalli americani, che in Europa hanno regolamentazioni molto severe (o sono del tutto proibiti) perché pericolosi o pericolosissimi per la salute umana. Alcuni ormoni permessi negli USA e proibiti o comunque severamente regolamentati nella UE possono essere così pericolosi che alcuni organismi di sanità pubblica transatlantici danno consigli del tipo:
“si raccomanda che le donne incinte non manipolino il prodotto e che la persona che trasporta - con i guanti - il vasetto per la somministrazione per via orale sia coadiuvata da un assistente che apra le porte al suo passaggio, onde evitare rischi di contaminazione”.
Scavando ancora abbiamo trovato qualcosa che non avremmo mai voluto trovare. Due verbali di ispezione dell’Unione Europea dell’autunno 2010, una in Canada ed una in Messico dopo che la UE aveva chiesto alcuni adempimenti per far sì che la carne di cavallo là prodotta avesse uno standard accettabile per la salute pubblica europea.
I risultati delle due ispezioni sono agghiaccianti:
due macelli in Messico sono completamente fuori standard, ma comunque autorizzati ad esportare verso la UE
. Le Autorità centrali messicane hanno in ogni caso
promesso
agli ispettori che non erogheranno certificati di esportazione da quei due stabilimenti. Gli altri avevano invece
“SOLO”
problemi di potabilità dell’acqua, di igiene e
naturalmente di nessun controllo sulla veridicità delle autocertificazioni riguardante i farmaci.
L’ispezione conclude che i macelli, benché autorizzati all’esportazione verso la UE,
non sono in linea con gli standard richiesti
(le importazioni, ad oggi, non sono comunque mai cessate). In Canada la situazione è leggermente migliore ma anche qui, oltre ai problemi igienici (più leggeri), manca completamente il controllo sui farmaci, eccetto la ridicola autocertificazione del venditore.
Leggi il verbale dell’ispezione in Canada
Leggi il verbale dell’ispezione in Messico
La situazione non solo è gravissima dal punto di vista della salute pubblica per la quantità di farmaci pericolosi o pericolosissimi con cui entrano in contatto i consumatori, ma è assolutamente vergognosa se pensiamo che
le Autorità preposte alla vigilanza sono perfettamente a conoscenza di tutto ciò sin dall’autunno 2010
e forse da prima, e che oltre alle foto di come vengono riempiti i certificati hanno anche
i loro stessi ispettori che scrivono che non c’è alcuna garanzia per la salute pubblica.
Se questo non fosse abbastanza, si rammenta che la carne di cavallo, a causa di una credenza popolare, viene spesso data ai bambini, alle donne incinta e ai soggetti deboli.
Quelli cioè che invece dovrebbero essere oggetto di una tutela sanitaria rafforzata.
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