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Rocket, storia di un’ingiustizia
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09/01/2011
(9 gennaio 2011)
Rocket è una cavalla sotto un
irragionevole sequestro sanitario
, che la condanna a vivere in un inutile isolamento, in condizioni evidentemente non adatte ad un animale che in natura vive in branco e in grandi spazi, con il paventato rischio di abbattimento, a seguito di una procedura a nostro parere
non conforme alla Normativa in vigore
, seguita da alcuni apparati dello Stato che l’ha dichiarata
positiva alla Anemia Infettiva Equina pur in presenza di due test di Coggins entrambi negativi
.
L’ Anemia infettiva equina (AIE) è una malattia virale degli equidi conosciuta da molto tempo ma dal 1995, probabilmente vista la limitata diffusione, i controlli obbligatori erano stati sospesi e limitati solo ad alcune categorie come gli stalloni ed ai cavalli destinati all’esportazione.
Nel 2006, a causa di
alcune trasfusioni effettuate con emoderivati infetti provenienti da un laboratorio italiano,
si sono registrati sia in Italia che in altri paesi dei casi di malattia in cavalli destinati ad uso sportivo (trottatori e galoppatori) che hanno portato alla reintroduzione, in Italia, del test sierologico obbligatorio in tutti i cavalli di età superiore a 6 mesi di vita (curiosamente escludendo quelli allevati esclusivamente per la produzione di carne).
L’AIE non è una malattia infettiva contagiosa
in quanto non si trasmette direttamente da un animale malato ad uno sano ma c’è bisogno dell’intervento di un insetto vettore (tafani in genere) o dell’uomo che con aghi e siringhe contaminati con il virus o emoderivati infetti può trasmettere l’infezione. Pur evidenziandosi a volte episodi clinici di malattia, la maggior parte dei soggetti (viene stimato oltre il 90%) rimangono sani per tutta la vita.
Le norme italiane ed estere individuano come test di riferimento per l’accertamento della positività alla anemia infettiva l’AGID, noto come test di Coggins.
Riconosciuto sia dall’OIE (Office International des Epizooties, una sorta di OMS degli animali) che a livello internazionale, questo test è in grado di svelare la presenza di anticorpi prodotti nei confronti del virus e quindi di stabilire se l’animale vi è entrato in contatto.
In base a quanto riportato dal Centro Nazionale di Referenza per l’anemia infettiva equina, Rocket al
1° prelievo effettuato in data 11/06/2010 ha dato esito negativo al test AGID (Coggins) e positivo al test ELISA (un test che produce molti falsi positivi).
Ad un
secondo prelievo eseguito in data 12/07/2010 il test AGID (Coggins) ha dato di nuovo esito negativo, dubbio il test ELISA
e positivo l’Immunoblotting (un test non previsto dall’OIE per la diagnosi della Anemia Infettiva Equina e di
attendibilità fortemente contestata dal mondo scientifico a causa della scarsa specificità
).
Sembrava tutto semplice: un errore di interpretazione di una norma con conseguente utilizzo di un test inadatto allo scopo e non autorizzato. Sembrava facilissimo rimediare e revocare l’ordinanza di sequestro.
La ASL competente sul territorio ha però rifiutato tale possibilità
richiesta per ben due volte dalle due ragazze proprietarie di Rocket ed indirizzata anche al Ministero della Salute, rivendicando la validità del suo operato, probabilmente anche in virtù del clima di tensione che inevitabilmente si è venuto a creare.
Con il contributo economico della Italian Horse Protection association-IHP, il Comune di Poli (Roma), l’ASL di Tivoli (Roma), l’Istituto Zooprofilattico di Roma ed il Centro di Referenza Nazionale di Pisa sono stati citati in giudizio di fronte al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio affinchè emettesse ordinanza di dissequestro della cavalla, a nostro parere posta ingiustamente in isolamento.
In giudizio si è presentata la sola ASL di Tivoli con una nota difensiva
che –ovviamente- non entra nel merito della legittimità o meno dei test eseguiti
.
Il giudice, nonostante avesse tutti i documenti necessari per emettere una sentenza (le norme prevedono esplicitamente il test di Coggins mentre l’Immunoblotting non è nemmeno citato), ha chiesto l’assistenza di un CTU (consulente tecnico d’ufficio).
Ciò significava andare incontro ad un processo della durata di anni, con costi che né le proprietarie dell’animale né IHP possono assolutamente sostenere, facendo di fatto il gioco della difesa della ASL
che non avrebbe difficoltà a protrarre per lunghi anni la causa potendo fare affidamento su fondi pressoché illimitati provenienti –giova ricordarlo- dalle casse della collettività
. Non accettando le proprietarie la CTU il giudice ha rigettato l’istanza pur non esprimendosi sul merito.
Rocket rimane quindi sotto sequestro, in isolamento, pur essendo negativa all’AIE
. Nel frattempo le proprietarie ed IHP stanno cercando qualsiasi forma di aiuto che possa far sì che la ASL competente accetti finalmente i fatti, e cioè che l’unico test valido ha dato un unico risultato: negativo.
Il 24 novembre il Direttore Regionale della Regione Lazio (v. BUR Lazio n. 48 del 28/12/2010) stabilisce chiaramente che l
’eventuale positività al test Elisa “deve essere confermata con il test di immunodiffusione in gel di agar” (il cosiddetto test di Coggins NdR).
Quindi tutto sembrerebbe chiaro, la cavalla è negativa essendo il test di Coggins risultato entrambe le volte negativo. Peccato che la cavalla rimanga sotto un immotivato sequestro sanitario.
La vicenda di Rocket è venuta fuori perché i proprietari si sono rivolti a IHP per chiedere assistenza, ma ci chiediamo:
quanti cavalli sono stati illegittimamente dichiarati positivi alla AIE e quindi posti sotto sequestro seguendo procedure discrezionali come in questo caso?
A quanti proprietari è stato suggerito, come si mormora che alcune ASL abbiano suggerito, l’abbattimento di un equide sano ma positivo alla AIE (o magari addirittura negativo come in casi analoghi a questo) in spregio alle norme penali in materia che lo proibiscono?
Le proprietarie di Rocket e IHP chiedono un
intervento del Sottosegretario alla Salute, On. Francesca Martini,
nota per il suo impegno a favore dei diritti degli animali,
affinchè riaffermi lo stato di diritto
e faccia sì che vengano applicate le Norme in vigore nella Repubblica Italiana e non norme fantasiose non scritte da nessuna parte. Norme non scritte e non vigenti fatte valere con i fondi messi a disposizione dai contribuenti per ben altri scopi che non l’umiliazione di chi non può parlare e difendersi solo perché equide.
Sostieni anche tu le attività di Italian Horse Protection a difesa dei diritti dei cavalli!
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