Si è svolto il 13 maggio 2017, a Foligno, il convegno “Valutazione del rischio nelle manifestazioni popolari in cui vengono impiegati equidi”, organizzato dall’Ente Giostra Quintana di Foligno con il patrocinio del Ministero della Salute, della SIVE e della Federazione Italiana Giochi Storici. Obiettivo dichiarato nella presentazione era di affrontare il tema del rischio del cavallo “da palio” e “da Giostra”, dal punto di vista delle sue caratteristiche morfologiche, in fase di valutazione e visita e in relazione al doping. Sul tavolo anche il tema della preparazione atletica, i rischi connessi al tracciato e al binomio cavallo-cavaliere anche in relazione alla preparazione di quest’ultimo. Il convegno, forse non casualmente, è caduto nel momento di massimo dibattito sulla possibile reintroduzione dei cavalli di razza purosangue inglese nelle competizioni storico/folkloristiche: infatti buona parte degli interventi dei relatori hanno ruotato intorno a questo spinoso argomento (in merito, leggi il nostro articolo …..) Tra i saluti iniziali, oltre a quello del moderatore Dott. Salvatore Macrì, c’è stato quello del presidente dell’Ente Giostra Quintana di Foligno, Domenico Metelli, che non ha mancato di dare una stoccata agli animalisti che spesso, a suo dire, parlano della tutela dei cavalli senza conoscere la materia e fanno solo confusione. Poi Lucio Cacace, magistrato della Quintana addetto alle questioni tecniche, che ha tenuto a sottolineare che Foligno è stata la prima corsa storica a dotarsi di controllo antidoping e di selezione morfologica. A seguire Carlo Capotosti, in rappresentanza della FIGS - Federazione Italiana Giochi Storici, che con soddisfazione ha anticipato alla platea l’imminente Ok del Ministero della Salute all’uso dei PSI. Dopo il saluto del Dott. Castellano in rappresentanza della SIVE (che ha patrocinato il convegno) e dell’Ordine dei veterinari di Perugia, è stata la volta del Colonnello Adriano Sala (presidente della Commissione veterinaria della FISE), il quale ha detto che nella sua esperienza ha visto PSI fare di tutto, dal palio alle olimpiadi fino al polo: per lui l’impiego in questa o quella competizione non è una questione di razza ma solo di preparazione e allenamento. Sono poi iniziati gli interventi dei relatori. Marco Pepe, professore dell’Università di Perugia, ha parlato della sua esperienza pluriennale come membro della commissione veterinaria del palio di Siena e della quintana di Foligno. Nella prima parte del suo intervento ha fornito una istantanea della situazione attuale delle manifestazioni popolari: a fronte di un crescente interesse dell’opinione pubblica verso il benessere degli animali, ad oggi non esiste un censimento delle manifestazioni su scala nazionale; non esiste un censimento degli incidenti; non c’è una suddivisione delle manifestazioni in classi di rischio. Colmare queste lacune sarebbe importante, così come elaborare i risultati delle varie manifestazioni e analizzarli. L’obiettivo principale, per Pepe, è eliminare gli incidenti catastrofici prevedibili. Infatti, un cavallo impiegato in queste competizioni è esposto a tre tipologie di incidente: 1) incidente catastrofico (potenzialmente mortale) non prevedibile; 2) incidente catastrofico prevedibile; 3) incidente non catastrofico. A tal fine la “previsita” (fatta al cavallo prima che venga ammesso alla competizione) è molto importante, ma allo stato attuale è in molti casi insufficiente, soprattutto per il poco tempo dedicato a ciascun cavallo: circa 15 minuti, durante i quali la visita stabilisce l’idoneità ma non si può ritenere una visita approfondita per zoppia. Inoltre ci vorrebbe maggiore confronto tra i membri delle commissioni e confronto anche con i veterinari curanti dei cavalli. La previsita comprende l’ispezione, la palpazione, la valutazione del movimento, il test di flessione e gli esami diagnostici. Nei periodi presi in esame dal Prof. Pepe per la raccolta dei dati riferiti a Siena e Foligno (e cioè 1992-1999 e 2000-2010) su 2.503 cavalli visti in previsita ne sono stati scartati 464. Motivi principali: 1) morfologia; 2) dati biometrici; 3) poco addestramento; 4) anomalie muscolo-scheletriche; 5) anomalie altri apparati. Nel secondo periodo, rispetto al primo, si è registrata su Siena e Foligno una netta diminuzione degli incidenti, soprattutto di quelli gravi. A seguire, il Dott. Gianluigi Giovagnoli, segretario della Commissione veterinaria della FISE e membro della commissione del palio di Siena dal 2008 al 2011, si è soffermato su quanto sia importante la valutazione della morfologia dei cavalli in relazione al tipo di impegno che viene loro richiesto e al tipo di percorso in cui vengono impiegati, facendo vari esempi e paragoni con altri mondi. Ad esempio nell’atletica, il fisico di un maratoneta è completamente diverso dal fisico di un centometrista, essendo molto diverse le prestazioni atletiche, i percorsi e la durata. Oppure, guardando all’automobilismo, nessuno si sognerebbe di far correre una Formula1, velocissima ma fragile, su uno stretto circuito cittadino, dove invece è molto più sicura ed efficiente una macchina dalla carrozzeria compatta con robuste sospensioni, anche se con un motore meno potente e con una velocità massima inferiore. Riportando questi paragoni al cavallo e a un circuito come quello di Siena, Giovagnoli ha spiegato che nelle due note curve strette (San Martino e Il Casato) il cavallo cambia andatura, passando dal galoppo al “canter” che è un’andatura composta di 4 fasi, di cui due con un solo piede a terra sul quale l’animale compie la torsione richiesta dalla curva, con una conseguente grandissima sollecitazione dell’articolazione. Nel periodo 2008-2011 si decise di abbassare l’altezza dei cavalli che quindi, per un discorso legato alla minore altezza da terra e alla minore lunghezza degli arti, per affrontare le due curve strette dovevano fare più passi di canter. Ciò aveva l’effetto di distribuire meglio le sollecitazioni delle torsioni e quindi di ridurre il rischio di incidenti. Questo è spiegato dal fatto che il femore è di lunghezza simile nel cavallo come nell’orso, nell’alce e persino nel cane. Quello che cambia sono le ossa distali, la cui lunghezza fa la differenza: a parità di potenza, la maggiore lunghezza di queste ultime nel cavallo gli da più velocità, ma al tempo stesso più fragilità: da tutto ciò ricaviamo che, se si vogliono ridurre i rischi di incidenti ai cavalli, non si può prescindere da una valutazione dei tracciati su cui si fanno correre e da una valutazione di quale morfologia sia più idonea a seconda del tracciato. La Dott.ssa Donatella Loni, Funzionario del Ministero della Salute, ha detto che in Italia, secondo i dati ufficiosi del Ministero della Salute, esisterebbero circa 500 manifestazioni storiche con l’utilizzo dii equidi. Il condizionale è d’obbligo, dal momento che le regioni non sempre adempiono al compito di registrarle e censirle. Ma soprattutto perché, come rivelato dalla stessa Loni, le manifestazioni per le quali viene inviata al Ministero la relazione prevista dall’Ordinanza sono meno della metà del numero sopra indicato. Ancora meno sono le manifestazioni che rispettano l’Ordinanza. Dal 2009, sono giunte al Ministero della Salute circa 120 segnalazioni di mancato rispetto dell’Ordinanza. Le maggiori criticità rilevate dall’osservatorio ministeriale riguardano i controlli antidoping(l’Ordinanza dice che devono essere fatti, ma non chi, come e quanti) la carenza di ambulanze veterinarie e la frequente indicazione di cliniche che sono spesso distanti dal luogo della manifestazione, per non parlare del fatto che molte non sono nemmeno attrezzate per grandi animali. Dopo l’emanazione della prima Ordinanza (luglio 2011) c’era stato un progressivo calo degli incidenti, ma tra il 2015 e il 2016 c’è stato un nuovo picco, con quasi tutti cavalli PSI coinvolti: da qui la decisione del Ministero di porre un divieto al loro utilizzo. Per finire, la Dott.ssa Loni ha annunciato la prossima creazione di un Osservatorio nazionale sulle manifestazioni popolari. La Dott.ssa Sveva Davanzo, Responsabile del Servizio Veterinario e Benessere Animale del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha parlato del doping (definito come uso di sostanze non a scopo terapeutico, atto a migliorare l’efficienza psico-fisica). Nell’ippica, la massima autorità in fatto di lotta al doping è l’IFHA – International Federation Horseracing Authority, al cui interno operano veterinari, chimici e farmacologi e a cui dovrebbero rifarsi anche le altre discipline che contemplano l’uso di cavalli, compresi i palli e le giostre. La Davanzo ha poi spiegato come la lotta al doping non si può fare solo nell’ambito della corsa, ma soprattutto in allenamento: occorrerebbe adottare un regolamento antidoping in linea con la normativa internazionale e che preveda controlli sia in gara che in allenamento. L’Architetto Walter Baldini, consulente dello stesso Mipaaf per il rispetto delle norme tecniche dei tracciati che ospitano manifestazioni storico-folkloristiche, ha annunciato che il documento del Ministero della Salute che autorizzerà l’uso dei PSI è praticamente pronto e che uscirà a breve. In seguito, Baldini si è soffermato sull’importanza che i tracciati dove correranno i PSI siano adeguati in termini di raggi di curvatura, di barriere esterne e di composizione della pista. A chiudere, Francesco Carlini ha parlato dell’importanza della preparazione del cavaliere per migliorare le prestazioni e diminuire il rischio di incidenti. Mentre Francesco Zappulla ha illustrato un progetto per la valutazione dei tempi di recupero portato avanti su un campione di cavalli PSI in allenamento. Nello spazio dedicato agli interventi e alle domande del pubblico, ha preso la parola anche Sonny Richichi, presidente di IHP Italian Horse Protection Onlus, associazione che aveva instaurato un dialogo con il Ministero della Salute, nella persona del Dott. Silvio Borrello, a cui era stata strappata la promessa di un incontro allargato per discutere sulle richieste di reintroduzione dei PSI provenienti dal alcuni organizzatori di giostre e quintane. Promessa finora non mantenuta mentre nel frattempo, stando a quanto ascoltato in questo convegno, sembrerebbe che il Ministero abbia già deciso. Al netto di questa verifica che verrà fatta da IHP nei prossimi giorni, Richichi riprende alcuni interventi dei relatori, osservando che siamo in un contesto nel quale non esiste un censimento delle manifestazioni storiche, né dei cavalli, né dei cavalieri, non esiste un censimento degli incidenti, non esiste una valutazione sulle classi di rischio dei circuiti né tantomeno sull’adeguatezza di certe razze a quei circuiti. In questo quadro, andare a ipotizzare la reintroduzione dei PSI con una interpretazione forzata della deroga del Ministero, senza nel contempo colmare tutti quei fattori che indirettamente causano rischi, non sembra un processo che vada nella direzione di tutelare il cavallo, ma bensì solo di aumentare la spettacolarizzazione. In conclusione, Richichi auspica che prima ancora di parlare di una singola razza o di caratteristiche tecniche, si inizi a colmare le attuali lacune: censimento dei percorsi di gara e di allenamento, con conseguente valutazione delle morfologie adatte; censimento dei cavalli e tracciabilità delle gare e degli allenamenti a cui prendono parte; controlli antidoping usuali per tutti.